Peonie

Canon 70/200 f4 a 120mm f8 1/30 sec
Canon 70/200 f4 a 120mm f8 1/30 sec

E' difficoltoso spiegare a parole perché una fotografia ci piace e un'altra no, perché scatto quella determinata foto o perché mi ha attratto una particolare scena. Forse perché è una cosa che faccio tutti i giorni, spesso in automatico, senza pensarci.

Sicuramente il mio personale concetto di bella foto l'ho sviluppato negli anni guardando riviste, fotografie di grandi fotografi e anche di grandi maestri della pittura, facendo tanti tentativi e errori. Tutto questo vale per me in ogni genere di fotografia, sia che faccia macro o paesaggi, ritratti o matrimoni, reportage o fotografia commerciale. Ho sviluppato una mia particolare estetica e nel mio intimo mi chiedo se questa incontrerà il gusto dei più; è vero, in ogni caso faccio quello che piace a me ma rimane sempre la pretesa di comunicare agli altri le mie stesse emozioni.


Mi sono trovato, insieme a Guido, sul Monte Morrone nel Parco Nazionale della Majella in una splendida giornata di tarda primavera alla ricerca di un antico eremo che avevamo già visitato anni fa. Appena superato il limite dove il bosco si apre ai pascoli d'alta quota, ci siamo trovati immersi nelle nuove fioriture gialle, bianche, celesti. L'aria è piena del ronzio degli insetti inebriati dalle fragranze diffuse nella leggera brezza. Lontano nel prato attirano la nostra attenzione delle macchie di rosso vivo, ci avviciniamo e ne scopriamo di altre: peonie, raggruppate in estese macchie piene dei grossi fiori rosso/magenta brulicanti di insetti carichi di pollini.

Purtroppo fra tutti i sensi che eccitano il nostro stato d'animo solo la vista sarà trasferita nei nostri file fotografici. La macchina fotografica non ha orecchie né naso, non sente il vento sulla pelle né sapori in bocca, solo occhi … anzi un solo occhio per trasmettere l'emozione che si sente.

Fra tutte le immagini del campo di peonie questa pubblicata è quella che preferisco per l'atmosfera misteriosa data dal buio del sottobosco. 

Ho posizionato il treppiedi non troppo vicino perché volevo usare una focale lunga per comprimere apparentemente gli spazi fra i fiori, avrei ottenuto spazialità con la ridotta profondità di campo conseguente alla focale e al diaframma. 

Usare ottiche di diversa focale non cambia la prospettiva che varia solo cambiando punto di vista e distanza da cui si fotografa. In parole semplici: se, rimanendo col treppiedi nella stessa posizione, avessi fotografato con un obiettivo normale (50mm) e poi ritagliato la foto fino a ottenere la stessa composizione, l'immagine sarebbe stata esattamente la stessa. Di contro, se avessi voluto una composizione simile usando un 50mm avrei dovuto avvicinarmi al cespuglio di peonie cambiando sostanzialmente la prospettiva e dilatato gli spazi fra i fiori.

Stabilito posizione del treppiedi, altezza della ripresa, focale e parametri di esposizione, ho atteso che il raggio di sole, filtrante fra i rami del bosco, arrivasse a illuminare la peonia che avevo eletta a protagonista mettendola al terzo in basso del fotogramma e su cui avevo calcolato la messa a fuoco. Ho scattato nell'attimo di tregua dalla brezza che faceva oscillare il fiore, per scongiurare il pericolo di mosso.

Nelle mie immagini di natura non cerco descrizioni scientifiche della flora, non è il mio campo, cerco solo di realizzare immagini esteticamente piacevoli che esaltano la bellezza degli ambienti naturali sperando di contribuire, così, a salvaguardarli.


 

Contributo di Luciano Paradisi (paraluci)

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